
Una delle caratteristiche antropologiche dell’Homo Sapiens è quella della capacità riflessiva. Intellettuale oltre che istintiva, animale. Nulla a che vedere, per quello che ci riguarda in questa circostanza, con capacità mnemoniche. La creatività, il ragionamento astratto, il linguaggio e l’introspezione. Insomma a partire da ciò che, secondo le teorie dell’evoluzione e della storia del paleolitico medio, permisero alla specie Sapiens di capire, in seguito a una riduzione della popolazione globale per via di un evento particolare (che è tutt’ora in fase di studio ma che è stato ben delineato dalle teorie di Linneaus nel 1758), che era necessaria una migrazione dai posti originari. Che c’era bisogno di muoversi, ovvero di “fare qualcosa”. Dall’Africa, attraverso quello che è stato definito corridoio mediorientale, quell’uomo iniziò a colonizzare la Terra intera. Quell’uomo in definitiva subì una azione, se ne accorse, la capì, ipotizzò una strategia da attuare e decise una reazione.
Al di là degli aspetti storici della sua comparsa sul pianeta, il punto da mettere a fuoco nel cercare di trovare oggi, almeno in alcuni, le evoluzioni di quelle capacità di allora, risiede nel capire che non si vuole sottolineare solamente la capacità di ricordare, ma soprattutto, anzi, quella di elaborare. Cioè cogliere un dato, pensarlo in astratto, decidere di agire in qualche modo, se necessario, e alla fine, certo, agire. La migrazione di allora fu proprio una conseguenza di questo processo.
Tornando a noi è del resto la dinamica indispensabile per attivarsi su qualunque cosa, se necessario, anziché subirla senza neanche rendersene conto. Il processo, in ogni circostanza, è il seguente:
cogliere un dato, una situazione, un elemento;
capirlo, cioè elaborare;
ipotizzare una reazione, se necessaria;
inventare una strategia di azione;
eseguirla.
Sommario
Perché
Quanto è grande questo sasso?
Quello che conta
Correva l’anno 1985
Sovranità perduta
Sovranità: dove trovarla?
L’obiettivo, dunque
Note